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STORIA, PRESENTE E FUTURO DI UN’IMPRESA FAMIGLIARE VOCATA ALLA VITICOLTURA
01.02.2020

IL TERRITORIO

La Piana Rotaliana, a pochi chilometri a nord di Trento, è contraddistinta da una coltivazione caratteristica, il Teroldego Rotaliano, che costituisce l’unico vino autoctono di quest’area. Diversi aspetti naturali e umani hanno contribuito nel tempo a caratterizzarla: le peculiarità di un suolo di natura alluvionale e a carattere ciottoloso, grazie all’azione del torrente Noce, ma anche la corona di monti che la circonda in grado di assorbire l’irradiazione solare durante il giorno e restituirla la notte, così come importanti opere di bonifica di metà ‘800 e di crescita del comparto agricolo promosse dal 1874 dall’Istituto agrario di San Michele all’Adige, oggi Fondazione Edmund Mach. 

Fra le diverse imprese di quest’area, la storia della famiglia de Vescovi Ulzbach giunta in Piana Rotaliana quasi 400 anni or sono, rappresenta un luminoso esempio di vocazione e dedizione alla cura del territorio ed alla coltivazione della vite.  

LE ORIGINI

Originari di Vione in Valcamonica, si trasferirono nella prima metà del XVI secolo a Vermiglio, in Valle di Sole, da lì alcuni esponenti passarono a Mezzocorona verso il 1641. La presenza della famiglia a Mezzocorona si lega fin dall’inizio alla vite: don Vigilio Vescovi, parroco del paese, in una sua lettera informava il fratello di aver piantato con le proprie mani una pianta di Teroldego. Alcuni dei familiari del sacerdote lo raggiunsero in questa borgata, dove nel tempo arrivarono a possedere otto masi e una considerevole estensione di terreni, coltivati soprattutto a viti. I de Vescovi s’inserirono nel contesto amministrativo locale, intrecciarono significativi matrimoni con esponenti dell’aristocrazia, una linea de Vescovi che abitava nell’attuale Palazzo Martini, nel 1708, con Vigilio consigliere della Camera delle finanze dell’Austria superiore, ottenne da Giuseppe I anche la dignità baronale e il predicato di “Ulzbach”. Ancora oggi l’azienda vitivinicola utilizza la dizione “de Vescovi Ulzbach” sintetizzando in questo modo la storia secolare della famiglia. 

LA STORIA

L’esponente più significativo fu don Vigilio Vescovi, sacerdote, laureato in teologia, appartenente alla schiera dei fiduciari del principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo, che lo nominò suo procuratore e amministratore nei suoi possedimenti in Valle d’Aosta. 

Nei loro masi i de Vescovi, a partire almeno dal 1708, si dedicarono all’attività di incantinamento e produzione di vino sia per il commercio, raggiungendo anche i mercati della Mitteleuropa, che per uso familiare. Le diverse generazioni si trasmisero il testimone fino alle soglie della Grande Guerra; poi, anche in conseguenza dei cambiamenti intercorsi e dell’avvento della fillossera, un parassita della vite proveniente dall’America, l’attività vitivinicola conobbe un momento di ridefinizione e l’ultimo vinificatore storico della famiglia fu così l’avo Giulio de Vescovi, che commerciò il suo prodotto fino al 1918. 

In forza del fatto che alla morte dello stesso (1918), avvenuta prematuramente all’età di 56 anni a causa dell’influenza “spagnola”, che tragicamente colpì anche la prima figlia Bianca di 19 anni, e che i figli rimasti in azienda all’epoca erano pressoché quindicenni, per due generazioni la loro attività proseguì esclusivamente attraverso la coltivazione della vite, conferendo l’uva prodotta alla cantina sociale del paese fondata nel 1904. 

Dopo Giulio, l’attività viticola continuò quindi con il figlio Luigi nato nel 1905, attraverso la produzione ed il conferimento delle uve aziendali e, naturalmente per passione, con la cura di una piccola quantità di vino ad uso familiare. 

IL PRESENTE

La terza generazione del XX secolo è rappresentata da Remo de Vescovi, classe 1942, che riprese la cura dei vigneti dopo la morte del padre Luigi. 

Inizialmente Remo aveva aperto un’attività come geometra, ma dopo la morte del padre si dedicò a tempo pieno nella coltivazione dei vigneti dell’azienda di famiglia producendo anch’esso una piccola quantità di vino per uso proprio. 

La passione per il lavoro e l’amore per la terra lo vedono attivo ancora oggi, titolare di una sua personale azienda viticola, produrre uva per la cantina sociale del paese. 

Nel 2003 l’attività si trasforma con l’ingresso della quarta generazione che riceve con Giulio de Vescovi, nato nel 1977, una grande carica innovativa. 

Nomen omen, locuzione latina tradotta letteralmente “un nome un destino”: Giulio, che porta il nome del bisnonno, dopo 85 anni riprende a vinificare in proprio le uve dell’azienda agricola di famiglia. 

Agli studi presso la Fondazione Mach e alla laurea in Viticoltura ed Enologia conseguita nel 2003 alla Facoltà di Agraria di Firenze, ha accostato esperienze lavorative di spessore in diverse aziende appartenenti ad altrettante famiglie, sia nazionali che internazionali, fra cui possiamo citare Frescobaldi a Montalcino, Weingut Dautel in Germania, Fattoria La Magia a Montalcino, F.lli Barba in Abruzzo, oltre ad un paio di vendemmie a Mendoza in Argentina presso Achaval-Ferrer Bodega (2000 e 2002), quindi in Texas a Sister Creek Vineyards, arrivando fino in Australia a Port Philipp Estate Winery nel 2008. In un mondo globale, la somma di queste esperienze ha permesso a Giulio de Vescovi di intraprendere un percorso formativo di alto livello, beneficiando di apporti stimolanti, da ricondurre come sintesi nella sua azienda vitivinicola. 

Per la famiglia anche gli ultimi anni ‘90 sono molto importanti perché dal 1999 portano la loro residenza e le rispettive attività in uno dei masi storici della famiglia, l’ultimo ancora di proprietà dei de Vescovi. 

Questa antica struttura, risalente almeno al XVII secolo, recentemente appartenuta ad un anziano parente, da anni era disabitata ed iniziava a presentare un grave stato di abbandono. 

In passato il maso, che dispone complessivamente con i terreni circostanti di una superficie totale di circa 1 ettaro, era abitato dalla famiglia padronale ed al suo interno si era creata una piccola comunità di lavoratori ed artigiani. 

Il termine maso, dal latino mansus, derivato del verbo manere, ovvero restare su di un territorio, costituisce un’unità agricola e familiare al tempo stesso. La sede dell’azienda vitivinicola così come le abitazioni della famiglia sono oggi all’interno di questa antica struttura che nel passato vedeva convivere ed interagire diverse attività: la stalla dei tori del paese, alcuni locali per la lavorazione delle carni, un vecchio forno del pane, la cantina di trasformazione e produzione vini e, fino al 1956, in una costruzione di circa 150 metri quadri, una antica filanda per la lavorazione e la filatura della seta ottenuta dalla coltivazione dei bachi da seta. 

Riportare quello storico maso di famiglia agli antichi splendori, rappresentava un grande desiderio per Remo e, alla fine, in parte per via successoria, in parte per acquisizione, riesce ad ottenerlo ed a garantirsi l’opportunità di realizzare i sogni propri e della sua famiglia. 

FUTURO

Remo, a questo fine, ebbe inizialmente l’aiuto dei figli maggiori Giulio ed Eleonora. Il primo nel 2003 costituì la nuova azienda vitivinicola de Vescovi Ulzbach utilizzando il piano seminterrato della struttura e le sue cantine, mentre la seconda, grazie al suo titolo di studio in psico-pedagogia, nel 2007 realizzò, un l’Agrinido il Cavallo a Dondolo, attività in grado di offrire una didattica svolta oltre che all’interno degli ampi e confortevoli locali a disposizione, anche in curate e protette aree esterne, usufruendo degli spazi verdi, e con la possibilità di conoscere i numerosi animali da cortile presenti nel maso.
I bambini possono così vivere alcuni momenti della giornata a contatto con la natura, con la cura anche di un piccolo orto. Attualmente nel nido svolgono la loro attività come educatrici Eleonora, la sorella Serena e 4 dipendenti abilitate. Anche Giulio con la sua azienda vitivinicola dà lavoro a 3 dipendenti fissi e diversi altri dipendenti stagionali che si alternano nelle fasi più intense della coltivazione.

In questo preciso momento l’azienda sta dando vita ad un progetto legato al tema dell’accoglienza, che passa dalla realizzazione di una nuova cantina e che consentirà di dare risalto all’attuale struttura attraverso la creazione di luoghi dedicati a visite, eventi e degustazioni.

La ristrutturazione dell’ultima parte rimasta del vecchio rustico, situato all’interno della corte, ospiterà una struttura di accoglienza agrituristica, che rappresenterà la conclusione del processo di riqualificazione dell’antico maso di famiglia e che consentirà una stretta interazione tra le diverse attività aziendali che ripercorrono tutta la filiera: partendo dalla produzione, con l’Azienda Agricola, passando dalla Cantina di trasformazione, per arrivare fino alla Distribuzione e ai Servizi offerti dall’Agriturismo, dalla Sala Meeting e dall’Agrinido.

In questo modo la famiglia è riuscita nell’intento di ridare vita all’antico maso di proprietà, l’ultimo rimasto, proseguendo il percorso dei propri predecessori e dando continuità ad una bella e fortunata storia di persone, di luoghi e di valori.

Giulio de Vescovi