In questo tempo di accelerazione esponenziale del cambiamento, soprattutto di innovazione tecnologica, e di prolungamento della vita lavorativa, uno degli aspetti che sta caratterizzando tutte le aziende, anche quelle familiari, è quello di essere abitate da collaboratori appartenenti a generazioni differenti.
Sono almeno 4 le generazioni che oggi convivono all’interno di ogni reparto di una organizzazione: i Baby Boomers (nati tra il dopoguerra e il 1964), la Generazione X (1965-1980), i Millenials (1981-1996) e la Generazione Z (1997-2012).
Ciascuna di queste generazioni è portatrice e interprete di una cultura del lavoro, di valori, competenze e di aspettative piuttosto differenti e trovare la modalità più adeguata per trasformare il loro stare insieme in una co-abitazione collaborativa e costruttiva per sé e per l’organizzazione rappresenta sicuramente una sfida e, al contempo, una opportunità. Rappresenta altresì un modo per preservare il sapere e il saper fare da una generazione a quella successiva, preservando il patrimonio di conoscenza dell’organizzazione che, solo così, potrà essere continuamente innovato.
I Baby Boomers sono tendenzialmente orientati alla stabilità (lo stesso lavoro per tutta la vita) e al lavoro in presenza. Possiedono disciplina e orientamento al risultato. Credono al fare squadra e riconoscono la gerarchia. Si sono affacciati al mondo del lavoro con un bagaglio di competenze trasversali già solide.
La Generazione X comincia, soprattutto dopo aver attraversato l’esperienza COVID, a considerare un valore l’equilibrio vita personale e professionale; è maggiormente individualista e resiliente avendo imparato a considerare uno stimolo il cambiamento anche del posto di lavoro.
I Millenials e la Generazione Z nascono flessibili e prediligono il lavoro da remoto. Confidenti con la tecnologia se non addirittura nativi digitali, amano l’innovazione. Generalmente, fanno il loro ingresso nel mondo del lavoro con scarse e fragili competenze trasversali.
In particolare, la Generazione Z è orientata al cambiamento continuo e, per questo, sceglie ambienti lavorativi dinamici e diversificati.
I valori che queste ultime due generazioni, e quelle che seguiranno ancora di più, sentono come irrinunciabili sono: la flessibilità tra la vita privata e la vita lavorativa che si traduce nello scegliere ambienti di lavoro sani che sostengono il loro benessere anche psicologico e consentono di operare da remoto senza vincoli di orario e luogo; il desiderio di un percorso professionale articolato che permetta di ampliare continuamente il proprio sapere; l’inclusione, la sostenibilità e la giustizia sociale.
Dinamici e sempre in movimento, si trovano a proprio agio in organizzazioni veloci, innovative, fortemente tecnologiche e digitali.
Hanno bisogno di stabilità lavorativa, ma non di staticità, e sono disposti a investire le loro energie nella formazione continua al servizio di progetti di senso che condividono e li coinvolgano.
Tenere insieme queste diverse anime in modo armonico e costruttivo all’interno delle organizzazioni richiede, innanzitutto, di permettere loro di conoscersi, dialogare e apprezzare le rispettive qualità e punti di forza.
A questo possono tornare particolarmente utili progetti affidati a gruppi multidisciplinari che favoriscano uno scambio e un confronto più intenso della semplice condivisione del medesimo spazio fisico. Ma anche esperienze di affiancamento del più anziano verso il più giovane e del più giovane verso il più anziano.
Anche la formazione continua, tecnica e di processo, appare essere uno strumento essenziale: serve a sviluppare consapevolezza di sé, capacità di lettura del contesto, crescita personale, accrescimento di competenze tecniche e trasversali necessarie anche a colmare il gap tra le generazioni.
Questo complesso processo di gestione dei collaboratori ha bisogno, naturalmente, di essere pensato, accompagnato e sostenuto da una proprietà o da figure di responsabilità attente, sensibili e capaci, in grado di vedere e ascoltare, creare percorsi e strumenti, correggere continuamente la rotta in modo fluido e costruttivo, offrire rinforzi positivi. Senza escludere il contributo di pensiero che ciascun collaboratore stesso può dare.
Enrica Savoia